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venerdì, ottobre 07, 2005

Frank Zanchetti Blues

Non aveva da lavorare quella notte.
Ma la moquette lo tormentava, un po' il puzzo, un po' il colore; la poltrona e il tavolino di legno.
Prende il cappotto e la pistola, fa un'altra botta e prende le chiavi.
La strada l'aria umida e fredda la pioggia, ma leggero, leggerissimo. Oggi ho visto un vecchio amico, non se la passa bene nemmeno lui, ho saputo dall'omeodiano di stasera che lo hanno ammazzato. Poveraccio, sembrava un bravo ragazzo... e gli altri? dove sono finiti tutti? ...ce l'ho mandato io al gabbio quello...fu uno dei miei primi lavori come tutore della legge....
La murda gli si spostava intorno, Frank ne rimaneva al centro, la piogga lo consolava: era uno di quelli che aspettano la pioggia per non piangere da solo.
Cercava solo un po' di leggerezza, riuscire a spostarsi come un elettrone, diventare un bit.
Mentre tornava a casa svogliatamente si mise ad uccidere qualche gatto o cane randagio che gli capitava sotto tiro.
Era molto più consolatorio della pioggia.

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