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giovedì, luglio 19, 2007

Le avventure giovanili di Frank Zanchetti

Erano usciti insieme un po' per gioco, quella decisione di vedersi aveva sorpreso un po' tutti e due, ma tantè che si erano ritrovati a bere in un locale chic del centro, con i camerieri elegantissimi e gay, i drink cari asserpentati e un senso di ordine che mal si confaceva ad un posto dove la gente va ad ubriacarsi prima di aver cenato.
Mentre Frank, che aveva appena finito di assistere ad una lezione al corso di investigazione e tecniche di persuasione standard, stava scolando il secondo Gin tonic alternando sorsi di acqua gassata, lei, allegra e sicura di voler fare una buona impressione parlava delle solite cose che si dicono per conoscersi, quel tanto che basta per non considerarsi degli sconosciuti.

Quando hai capito che ci sarei stata?
L'ho capito appena ci siamo visti.

Beh Frank riuscì a farsi portare in casa e dopo qualche tenero bacino (beh, per convincerla a farlo salire si era dato da fare davanti alla porta di casa)
finirono a rotolarsi sul letto dei genitori di lei, ma quello che successe a letto non deve interessare a voi.

Quello che riuscì a soprendere Frank, e in qualche modo anche a fargli considerare interessante la suddetta tipina (che a onor di cronoca non era nemmeno scema), fu che con sua somma sopresa, appena entrato in casa (e quindi prima che si iniziassero a rotolare sul letto) si ritrovò affogato da un arredamento pesante, con i muri ripieni di roba appesa, legni, soprammobili che pendevano da ogni dove, polvere. No, in realtà la polvere non c'era e la casa era molto pulita, ma tutta quella pesantezza e quel legno scuro, tutte quelle foto appese al muro senza respiro puzzavano di vecchio, puzzavano di un appartamento piccolo borghese (l'appartamento era effettivamente molto piccolo, molto più piccolo di quanto quell'arredamento avesse richiesto) fra XX e XXI secolo, sembrava di entrare nella casa di uno di quei personaggi piccoloborghesi e inetti di quegli scrittori famosi, la cosa lo divertiva e ridacchiava compiaciuto.
Fu quando entrò in cucina che tutto gli apparve chiaro e logico, in bella mostra, rigidamente e calcolatamente disposte verso l'occhio dell'entrante, si ergevano sull'angolo di una mensola (in mezzo a miriadi di altre paccottaglie) quattro bottiglie di pessimo vino con il faccione di Muxolini sull'etichetta.

Siete faxisti in casa?
Mia mamma.

Frank, malgrado il mestiere che si avviava a fare, non era mai stato un faxista e considerava chi aveva il culto di Muxolini un emerito imbecille, solo più tardi, grazie all'uso intensivo di all'alcool, di droghe psichedeliche e oppiacee avrebbe sviluppato quella naturale avversione verso ogni forma di potere (costituito o meno) e autorità che gli si ponesse davanti, non riusciva però ugualmente a spiegarsi perchè, quella faxista di merda lo iniziò a interessare solo dopo che ne aveva scoperto la terribile essenza.

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